Tradizioni e folclore: informazioni turistiche e culturali per le tue ferie a Napoli

Quando si pensa a Napoli, fuori e dentro l’Italia, vengono in mentre principalmente tre parole: Pizza, Vesuvio e mandolino, prima delle importanti testimonianze architettoniche o della sua storia. Espressioni tipiche del folclore napoletano riconosciute e diffuse tra i simboli più tradizionali dell’Italia nello scenario collettivo.

Il folclore napoletano e le sue tradizioni godono di larga diffusione, vengono infatti celebrate e molte volte caricaturizzate ormai in tutto il mondo, un esempio è Pulcinella, una tipica e classica maschera napoletana parte integrante del folclore partenopeo.

Ben pochi invece sono quelli che conoscono la figura de’ o Munaciello, un folletto dispettoso e agile che fa capire le sue intenzioni in base al colore della sua scazzetta oppure la Bella ‘Mbriana, lo spirito del focolare domestico.

 

Il Presepe

Il presepe napoletanoNonostante la leggenda sostenga che il primo presepe sia stato realizzato da Francesco d’Assisi nel 1223, la tradizione del presepe è tipica napoletana. Periodo di diffusione maggiore è tra il XVII e il XVIII secolo durante il quale il presepe raggiunge vette artistiche di rilievo. Molte testimonianze sono oggi visibili presso il Museo di San Martino.

Questa è una tradizione ancora molto viva per tutta la Campania, in particolare i napoletani preparano il presepe nel periodo natalizio scegliendo le statuette e tutto l’occorrente in via San Gregorio Armeno dove sono presenti molte botteghe dei pastorai.

 

Smorfia, leggende e religiosità popolare

Munaciello, uno spirito spesso demoniaco ma anche benigno protagonista di leggende e storie napoletane che rivivono ancora oggi nelle paure dei napoletani più tradizionalisti. Si narra che il munaciello una volta infestata la casa regala i numeri da giocare al lotto a patto che si mantenga il segreto.

Molto spesso fa solo dispetti o addirittura porta la gente alla follia e pesino alla morte. Tramite le parole di Matilde Serao possiamo ripercorrere la storia di questo strano essere, Matilde narra che questo particolare folletto nacque dalla relazione di una giovane borghese aragonese, Caterina Frezza e un uomo del popolo, Stefano Mariconda.

Dato che la famiglia della ragazza si opponeva alla relazione Stefano fu ucciso e Caterina rinchiusa in un convento. Qui la giovane fanciulla partorì un figlio storpio, che fu rivestito da prete dalle suore per nascondere le sue deformità. Secondo il racconto di Matilde Serao questa sarebbe la storia del munaciello, mentre per alcuni questo buffo folletto era l’amministratore dei pozzi della città, che spesso avvelenava le acque.

Fu tanto popolare che De Filippo scrisse su di lui uno dei suoi capolavori teatrali “Questi Fantasmi”, ma fu di ispirazione anche per molti altri spettacoli. Uno degli aspetti più rilevanti della cultura napoletana risiede nel culto della religiosità popolare, nello specifico il culto dei santi e della Madonna.

Lungo i vicoli del centro storico si trovano numerose edicole votive, una di queste si lega alla tradizione della Madonna dell’Arco che deriva da un’edicola votiva di Sant’Anastasia che ripropone una Madonna detta dell’arco dato che questa particolare zona posta presso le porte di Napoli era nota per la presenza delle arcate di un antico acquedotto romano.

La tradizione narra che nel 1450, il lunedì di Pasqua, un ragazzo che giocava a palla, furibondo lanciò la palla contro l’immagine della Madonna, dalla quale iniziò ad uscire del sangue. La stessa immagine fu protagonista di numerosi miracoli, infatti fu visitata da Pio IX nel 1849, e una volta l’anno si organizzano cortei di supplicanti e di adoratori che termina con il lunedì di Pasqua proprio davanti all’immagine della Madonna dove alcuni credenti implorano in modo singolare l’immagine sacra.

Tra i santi più amati troviamo Giuseppe Moscati che fu canonizzato da papa Giovanni Paolo II nel 1987. Giuseppe Moscati era un giovane e promettente medico dell’Ospedale degli Incurabili, fu apprezzato da tutti i miserabili che andavano a casa sua per essere visitati privatamente ma senza compenso.

Un dipinto di San Gennaro

Si dimostrò un ricercatore e un medico illustre guidato da una fede immensa che colpì anche i suoi colleghi come Pietro Castellino e Leonardo Bianchi. Infine è impossibile non menzionare San Gennaro, il patrono della città di Napoli, il vero nome era Ianuario, poiché era membro della Gens Ianuaria, venne martirizzato nel 305 con Diocleziano.

Il sangue del santo fu conservato in un’ampolla e, nel 431, per la prima volta il sangue si sciolse per ricoagularsi in seguito. Un avvenimento straordinario che fu documentato nel 1389 per la prima volta e si è verificato fino a oggi, eccetto alcune interruzioni interpretate dalla tradizione come segno di sciagura per Napoli.

Questo miracolo si verifica tre volte l’anno, la prima volta è il 19 settembre il giorno del martirio del santo, la seconda la vigilia della prima domenica di maggio, periodo in cui le sue spoglie furono trasferite da Benevento a Napoli, e il 16 dicembre, giorno del suo miracolo più famoso, quando nel 1631 i napoletani trasportarono la statua al Ponte della Maddalena e la lava che avanzava dal Vesuvio si fermò salvano Napoli.